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  • Matteo Gemolo

Concerto di apertura VCBM


Il risveglio degli affetti. Con questo titolo che è, allo stesso tempo, premessa e profezia si apre la prima stagione del Festival “Venetian Centre for Baroque Music”.

Come tante preziose culle, alcuni tra i più incantevoli palazzi storici di Venezia, come Palazzo Pisani, Ca’ Bernardi, Palazzo Pisani Moretta, l’Ateneo Veneto, Palazzo Zorzi ed altri, hanno accolto il risveglio delle diverse anime del barocco veneziano, grazie ad un cartellone che prevede interpeti d’eccellenza e di rilievo internazionale, da Renè Jacobs a Jordi Savall, da Les Arts Florissants agli Scherzi Musicali di Nicolas Achten.

Ca’ Bernardi, una delle culle di questa reviviscenza barocca, ieri sera ha accolto nel suo intimo salone un concerto cameristico dell’ensemble “L’ Amoroso” con musiche di Marcello, Corelli, Piccinini, Rossi Caldara ed Uccellini. Al virtuosismo del soprano di viola di Guido Balestracci si è aggiunta la calda sonorità di un Caldara interpretato dal violoncello di Bruno Cocset. Particolarmente apprezzabile la scelta della realizzazione del basso continuo da parte dell’arciliuto di Matthias Spaeter. Un concerto organico e coerente dove l’impiego dei diversi registri di viola da gamba (soprano, contralto e basso) e del violoncello, ha portato alla luce differenze e peculiarità timbriche e sonore dei singoli strumenti.

Ancor più gradita risulta essere l’esperienza di ieri sera se si pensa che, rispetto all’ormai “classico” (ahimè) panorama della prostituzione musicale veneziana, questi eventi si pongono per la prima volta come momento unico di scambio culturale grazie all’altissimo livello degli interpreti che calamitano un uditorio intelligente e preparato; in un certo senso si potrebbe affermare che il momento musicale arriva ad essere spunto e pretesto per quello che è un obiettivo ancor più alto e nobile: l’incontro tra gli uomini.

Il pubblico di questo Festival è un pubblico non pagante e non di massa ed è un pubblico ricco per diversità di esperienze e provenienze come può esserlo solo una platea veneziana. Riuscire ad invogliare gli uomini e le donne di questa eterogenea ed imprevedibile comunità a ricreare prima, durante e dopo il concerto una mensa in cui tornare a dialogare attorno alle proprie diversità è ciò che di più autentico Venezia ha da offrire. E se il concerto (dal latino conserere) è etimologicamente il luogo dell’intreccio e del dialogo, lode agli organizzatori e a tutti coloro che in pensando a questo Festival si sono ricordati che “Venezia” è un plurale tantum.


INFO: http://www.vcbm.it


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